Alimentazione se è varia ed equilibrata garantisce una crescita sana

Alimentazione dopo il primo anno di vita: varia ed equilibrata

L’alimentazione della prima infanzia condiziona il futuro biologica dell’individuo. Cioè è in grado di porre le basi per la salute di tutta la vita. Prevenedo o favorendo il lento e progressivo sviluppo delle più importanti malattie tipiche della nostra società. Cioè obesità, aterosclerosi, infarto del cuore, ictus cerebrale, ipertensione arteriosa, aumento dei grassi nel sangue, diabete, cancro, decadimento cognitivo (demenza). E’ nella prima infanzia che si pongono le basi per una vita sana e lunga.

Quando parliamo di prima infanzia intendiamo i nove mesi di gravidanza, più i primi due anni di vita. Sono in tutto mille importantissimi giorni. Ovviamente dopo aver posto delle solide e salutari basi queste vanno mantenute negli anni successivi. Dall’adolescenza, all’età adulta, alla terza e quarta età.

Per abituare il bambino a mantenere la basi poste nella prima infanzia è cruciale il periodo che va dai 2 ai 4 anni di vita. Quando si rafforzano le preferenze alimentari poi difficili da modificare negli anni successivi. Questo periodo è quindi molto importante per abituare il bambino a mangiare correttamente.

Per affrontare questi anni nel modo migliore i genitori devono aver ben presenti alcuni consigli su come comportarsi. Parliamo sempre di consigli e non di regole assolute. Consigli che vanno poi adattati al singolo bambino. Considerando che ogni bambino ha delle sue specifiche caratteristiche ben precise.

Nel primo anno di vita il vostro bambino è cresciuto molto. Ha praticamente triplicato il peso della nascita, ma non crescerà più così. Nel secondo anno, infatti, la crescita procede con ritmi molto più lenti. L’appetito di conseguenza si riduce. Il piccolo perde l’aspetto paffuto e rotondetto dei primi mesi per diventare apparentemente più magro e asciutto. È importante che accettiate questo cambiamento come un fenomeno fisiologico senza farvi prendere dall’ansia. E’ un bene che sia così. Se non fosse così bisognerebbe preoccuparsi.

L’esempio

L’imitazione è una straordinaria spinta all’apprendimento, anche alimentare. A tavola vostro figlio vi osserva e soprattutto scruta curioso nei vostri piatti. Non si può pretendere che mangi le verdure se noi genitori le detestiamo. Né che faccia colazione se in famiglia nessuno la fa. Le abitudini alimentari sono contagiose. Ecco perché, se volete che vostro figlio condivida i pasti con voi, è indispensabile che proprio adesso correggiate gli errori della dieta dei grandi. Ricordatevi che guardandovi a tavola sarà stimolato a imitare i vostri gesti, a mangiare con le posate e a bere con il bicchiere.  

Un’atmosfera serena è fondamentale

L’appetito e la gioia di stare a tavola dipendono dall’atmosfera che si ha intorno e i bambini hanno antenne formidabili in grado di captare tensioni e nervosismi. Cercate di mantenere l’atmosfera serena, parlate e spiegate al bambino quello che ha nel piatto. Non accendete la televisione. Non innervositevi e non preoccupatevi se non mangia come volete voi.

Il vostro bambino ha intanto raggiunto importanti conquiste motorie, gattona, si alza, addirittura può camminare. Sta diventando un esploratore, attratto più dall’ambiente che dal cibo. Incomincia a manifestare le sue preferenze e i suoi rifiuti. E’ il periodo del “ no”, che impara a gestire come segno di forza e potere nei confronti dei genitori. Il rifiuto del cibo può diventare per il bambino un modo per affermare la propria personalità. Una modalità efficace se i genitori preoccupati propongono sempre nuovi alimenti nella speranza, spesso vana, di soddisfarne le richieste. L’evoluzione alimentare del bambino va di pari passo con lo sviluppo delle sue abilità e della sua crescita. Nel secondo anno, il traguardo più importante per lui è la conquista dell’autonomia, anche a tavola.

Se rifiuta la pappa, se d’improvviso vuole essere imboccato, non fatevi prendere dal panico ma, mantenendo la calma, rispettate i suoi rifiuti. Non vivete i “no” come una sfida e non costringetelo a mangiare per forza. Così, negate la sua voglia di indipendenza, aumentate la sua frustrazione per non essere stato compreso. Inoltre quel che è peggio, gli fate capire quanto voi tenete al cibo. Ben presto, lo userà come una potente arma di ricatto affettivo che diventa poi molto difficile da controllare. Non forzatelo a mangiare soprattutto se al rifiuto del cibo corrisponde un malessere (febbre, raffreddore o disturbi intestinali). Va benissimo proporre ma mai forzare il piccolo nell’alimentazione.

Una dieta varia ed equilibrata

La monotonia è nemica dell’appetito e della buona salute. Avete trascorso molti mesi a far conoscere al bambino molti alimenti diversi. Se adesso cadete in una routine culinaria rischiate di vanificare questi sforzi con un doppio svantaggio:

  • diminuite la curiosità alimentare di vostro figlio e il suo appetito
  • squilibrate la sua dieta per eccesso o per difetto

E’ importante variare perché nessun alimento è completo. Cioè è in grado di soddisfare da solo le diverse necessità dell’organismo. Di conseguenza, il modo più semplice e sicuro per garantire l’apporto di tutte le sostanze nutritive è quello di offrire al bambino la più ampia possibilità di scelta. Inoltre la più opportuna combinazione di alimenti diversi. Questo riduce anche il rischio di ingerire in eccesso sostanze estranee eventualmente presenti in un determinato alimento (metalli, inquinanti).

Naturalmente, ogni variazione deve essere attuata mantenendo l’equilibrio degli apporti nutritivi. Il nostro corpo contiene quasi tutti gli elementi nutritivi che ritroviamo negli alimenti. I nutrienti si suddividono in macronutrienti (zuccheri, grassi e proteine) e micronutrienti (vitamine e sali minerali). Per seguire una alimentazione equilibrata è opportuno che si assumano i corretti quantitativi di macro e micronutrienti. In particolare un apporto corretto di vitamine e sali minerali. E’ poi opportuno che l’apporto calorico quotidiano sia adeguato alle attività svolte dal bambino, senza eccessi. Ma non occorre essere esperti nutrizionisti. Basta fare riferimento alla piramide alimentare studiata dagli specialisti per insegnare a mangiare bene e in modo equilibrato a tutti: bambini e adulti.

La piramide alimentare

Immaginate di rappresentare il mondo degli alimenti come una piramide composta da 4 piani. Ognuno dei quali racchiude un gruppo di cibi che, pur essendo diversi tra loro, hanno caratteristiche simili da un punto di vista nutrizionale. È all’interno di questi gruppi che si deve scegliere per comporre la dieta giornaliera del bambino e della famiglia. Vediamo i principali gruppi alimentari.

Cereali 

È formato da: grano, mais, avena, orzo, farro, riso e dagli alimenti da loro derivati. Cioè pasta, riso, pane e gli altri prodotti da forno. Rappresenta il gruppo dell’energia poiché apporta zuccheri complessi, ma anche una discreta quantità di proteine e buone quantità di vitamine del complesso B. E’ molto importante utilizzare nella dieta della famiglia cereali integrali che proteggono dal rischio di sviluppare il diabete. Entra in questo gruppo anche la patata l’unica “verdura” che, come i cereali, è ricca di amido. Nell’alimentazione, cucinata nei giusti modi, va proposta senza esagerare. Infatti alza molto la glicemia dopo averla mangiata. 

Frutta e ortaggi

Sono una fonte importantissima di fibre. Un elemento essenziale nel processo digestivo. Frutta e ortaggi sono inoltre ricchi di vitamine e minerali, essenziali nel corretto funzionamento dei meccanismi fisiologici. Contengono, infine, antiossidanti che svolgono un’azione protettiva contro lo stress ossidativo e i radicali liberi. Svolgono una preziosa azione protettiva e di rallentamento dei processi di invecchiamento cellulare.

Dobbiamo però evitare di esagerare con la frutta ricca di zucchero: banane, uva, fichi, cachi, castagne. Dopo i due anni ricordiamoci anche della frutta secca, senza mai esagerare. Apporta grassi buoni (omega 3). Vietati succhi di frutta e spremute industriali. Consentiti solo succhi di frutta fatti in casa non zuccherati.

Per le verdure non esistono limitazioni.

Questo gruppo contiene anche i legumi: lenticchie, ceci, piselli, fagioli, fave, soia. Vanno a costituire una importantissima alternativa alla carne, al pesce, al formaggio e all’uovo. Non devono essere abbinati a questi alimenti ma essere delle alternative. Trovano una perfetta integrazione con i cereali. Ricordiamo che i legumi sono una fonte di ottime proteine, di grassi buoni (omega 3), di ferro, fibre e di vitamine. I legumi, all’inizio, andranno proposti passati e poi gradualmente, verso la fine del secondo anno, aggiunti interi.

Latte e derivati

Latte, yogurt, formaggi formano un gruppo a sé perché più di qualunque altro alimento forniscono il calcio. Un minerale importantissimo per lo sviluppo osseo del bambino, oltre a proteine di ottima qualità biologica. Non devono mai mancare nella dieta del bambino. Infatti l’osso accumula calcio fino al 20 anni circa. Poi inizia lentamente a perderlo. Formare una buona mineralizzazione dell’osso è fondamentale per ritardare il più possibile l’osteoporosi. Anche lo yogurt è una fonte importante di calcio oltre che di proteine. I fermenti probiotici (“fermenti lattici”) lo rendono un alimento particolarmente digeribile. Svolgono inoltre un’azione favorevole sulla flora batterica contribuendo al benessere dell’intestino. I formaggi da favorire sono quelli freschi rispetto a quelli fermentati. Se il bambino alterna latte e yogurt. Non esageriamo con i formaggi.

Se la mamma allatta al seno e può continuare è un’ottima cosa che lo faccia finché ha latte. Negli altri casi il latte “2” o “di proseguimento” è opportuno che sia sostituito con il “latte di crescita”. E’ un latte formulato per l’alimentazione dopo il primo anno di vita. Rispetto al latte vaccino è più adatto al bambino per tutto il secondo e terzo anno. In quanto ha un contenuto più equilibrato in proteine, grassi e zuccheri, è fortificato con ferro e arricchito con oligolimenti, acidi grassi essenziali e vitamine. Se invece decidete di utilizzare il latte vaccino, è consigliabile somministrare quello fresco intero pastorizzato. All’inizio diluito per 1/3 con acqua in modo da ridurre la quota proteica. Può essere somministrato a colazione senza aggiungere zucchero.

Carne, pesce e uova

Riunisce tutti gli alimenti che forniscono proteine ad alto valore biologico, ferro e alcune vitamine. Principi essenziali per la crescita. Per la carne vanno predilette le carni bianche: pollame (pollo, tacchino), agnello. La carni rossa (suini, ovini, vitello, manzo) sono da limitare. Per il pesce non esistono limitazioni. Se non il pesce e i molluschi crudi, che potrebbero veicolare infezioni ed intossicazioni.

L’uovo è un piccolo grande cibo. Il tuorlo è ricco di grassi, proteine, minerali (ferro, fosforo, calcio) e vitamine (A, D e complesso B). L’albume è invece privo di grassi, ma contiene proteine nobili. L’uovo può essere somministrato intero, cotto a la coque, sodo o proposto come frittata utilizzando una pentola antiaderente, appena bagnata con un cucchiaino di acqua, ma non più di 1-2 volte la settimana. L’uovo crudo non è consigliabile sia per motivi igienici. Sia perché è presente una sostanza che ostacola l’assorbimento della vitamina H (biotina) e che viene inattivata dalla cottura.

I salumi. Pur essendo una buona fonte di proteine, non sono alimenti nutrizionalmente consigliabili perché ricchi di grassi saturi, di sale e di conservanti. Preferite il prosciutto crudo o cotto naturale senza conservanti, privati del grasso visibile e la bresaola. Non date a vostro figlio i salumi più di 1-2 volte la settimana. Il pasto con prosciutto e bresaola sostituisce il pasto di carne, rossa o bianca. La carne non dovrebbe essere somministrata più di cinque volte la settimana, secondo le raccomandazioni di tutti i nutrizionisti.

Condimenti

Di questo gruppo fanno parte i grassi da condimento. I grassi sono fonte concentrata di calorie. Di essi è bene però utilizzare quasi esclusivamente l’olio extravergine di oliva. Evitando i grassi di origine animale (burro, strutto, lardo, panna), perché ricchi di grassi saturi.

Tra i condimenti sarebbe importante che il bambino facesse sue come preferenze alimentari, il sapore di spezie ed erbe aromatiche. Soprattutto quelle della nostra tradizione mediterranea. Sono un modo salutare di insaporire i cibi che potrebbe favorire la riduzione del consumo di sale. Eviterei le spezie piccanti.

Salare gli alimenti è solo un’abitudine. L’acquisizione di un gusto particolarmente salato nell’infanzia condiziona la scelta verso alimenti saporiti anche in età adulta. L’eccesso di sale nella dieta può predisporre all’ipertensione arteriosa, quindi salate i piatti del bambino con estrema moderazione.

A questo gruppo aggiungiamo anche lo zucchero. Non va aggiunto per tutto il primo anno di vita. Poi con grandissima moderazione. Sia lo zucchero bianco che il miele non dovrebbero trovare posto abitualmente nell’alimentazione del bambino. In quanto da un lato non sono indispensabili per una crescita regolare. Dall’altro lo abituano a prediligere i sapori dolci, aprendo la strada al rischio di sovrappeso fin dai primi anni dell’infanzia.

Come si costruisce la piramide

Con i gruppi alimentari si costruisce la piramide, che aiuta anche a risolvere il problema della frequenza di somministrazione dei cibi.

Primo piano: è rappresentata dal gruppo dei cereali. Questi con il passare del tempo devono essere sempre più integrali. Fornisce energia di lunga durata e, se i cereali sono integrali, anche fibra. Questo è il motivo per cui i cereali vanno portati in tavola da un minimo di 2 a un massimo di 4 volte al giorno.

Secondo piano: sempre ben consistente è costituito da verdura, frutta . Il bambino deve approfittare il più possibile dei principi nutritivi di questi alimenti: si può arrivare anche a 5 proposte al giorno, badando di non scendere sotto le 3 volte. I legumi vanno proposti 2-4 volte alla settimana e sostituiscono carne, pesce, uovo e formaggi.

Terzo piano: e composto sia dal gruppo di carni, pesce, uova, sia da quello di latte e latticini. Questo piano è più piccolo dei precedenti perché non bisogna eccedere con questi alimenti. La frequenza è infatti di 1-2 volte al giorno, sia per un gruppo, sia per l’altro, variando spesso. Sono da preferire le carni magre e soprattutto il pesce. Le uova 1-2 volte la settimana. 

Quarto e ultimo piano: racchiude i grassi da condimento, solo olio di oliva extravergine. Possiamo aggiungere anche gli zuccheri per dolcificare. E siccome siamo in vetta, sono entrambi da consumarsi con moderazione. 

I pasti

Verso i 12 mesi il bambino impara a regolare il proprio appetito su quattro pasti: la colazione, il pranzo, la merenda e la cena È un’impostazione che va mantenuta, anzi, consolidata.

La scomposizione in portate

Un primo piatto con pastasciutta o risotto, un secondo con contorno. Le verdure saranno sempre meno passate. Verso i quindici – diciotto mesi, può sorgere qualche difficoltà. In questo periodo, infatti, il bimbo comincia a esprimere con decisione le sue preferenze. Al punto da rifiutare ostinatamente anche alimenti che prima mangiava di gusto e affezionarsi solo ad alcuni cibi che richiede sistematicamente. È un atteggiamento che non va contrastato.

Un’ottima soluzione, per aggirare l’ostacolo, è reintrodurre nella dieta, tre – quattro volte alla settimana, il piatto unico. A mezzogiorno il piatto unico può essere un’invitante pasta col pesce o con un ragù di carne. Alla sera, le “proteine nobili” della carne e del pesce possono essere validamente sostituite da un piatto che riunisca cereali e legumi. Sono il riso e piselli, la pasta e fagioli, la pasta e ceci e tanti altri piatti unici, tipici della nostra tradizione mediterranea. La frutta deve essere presente sia a pranzo che a cena. Una buona abitudine è consumarla anche al mattino e a merenda.

Come variare il secondo piatto

Sette giorni, ovvero sette pranzi e sette cene per un totale di quattordici pasti. Il primo piatto è a scelta tra pasta, riso o piatto unico. Più o meno potrebbe essere così: 5 volte la carne, 2 volte l’uovo, 4 legumi, 3 volte il pesce

La colazione

E’ un’abitudine che deve continuare negli anni. Organizzatevi affinché il bambino beva il suo latte con serenità e senza fretta. Anche se avete ripreso il lavoro e il tempo non è mai abbastanza. Non cedete alla tentazione di sostituire il latte con le merendine perché il bambino così mangia più in fretta. La prima colazione dovrebbe essere un piccolo pasto a tutti gli effetti. Arriva dopo almeno 7-8 ore di digiuno e deve offrire energie adeguate per affrontare una mattinata di giochi e movimento. Una buona colazione deve prevedere: latte pari a 200-250 ml o yogurt; 2-3 biscotti o cereali o 1 fetta biscottata o pane. 

La merenda

Sulla merenda è facile “cadere”. A merenda è abitudine, infatti, proporre snack e merendine particolarmente gradite ai bambini ma poco salutari. Spesso sono alimenti molto dolci o salati o ricchi di grassi. Leggete attentamente le etichette di ciò che proponete al vostro bambino, scartando i prodotti confezionati che contengono grassi idrogenati, coloranti, conservanti e con un elevato contenuto calorico. Ricordatevi che la merenda deve essere uno spuntino e non un pasto completo. Può bastare un frutto o uno yogurt o pane con pomodoro e olio extravergine d’oliva.

Le porzioni

Stabilire quantità e porzioni sembra essere la preoccupazione principale che però, spesso, fa perdere di vista la qualità della dieta, che è in realtà l’elemento più importante per una corretta nutrizione. 

L’insieme dei gruppi di alimenti, l’intercambiabilità dei cibi che contengono, la frequenza con cui proporli, sono tutti elementi che vi aiuteranno a “pesare” la qualità e a giudicare se il bambino mangia a sufficienza. I genitori si preoccupano che il bambino non mangi abbastanza ma va ricordato che il piccolo non va riempito, bensì alimentato.

Porzioni Consigliate a seconda delle età

La tabella riporta la quantità indicativa per porzione dei diversi alimenti. Se però vostro figlio ha una dieta ben variata, dove tutti i gruppi alimentari sono rappresentati, non preoccupatevi delle porzioni: si definiranno automaticamente secondo l’appetito, il senso di sazietà, il ritmo dei pasti, la vitalità e il benessere del bambino.

Alimenti 1-3 anni  4-6 anni
Pasta  30 g  40 -50 g
Riso  30 g  40 -50 g
Pane  30 g  30 -40 g
Carne  40 g  50 g
Pesce  50 – 60 g  70 g
Legumi freschi  40 g  50 g
Legumi secchi  20 g  30 g
Formaggio  30 g  40 g
Verdure cotte  50 – 60 g  100 g
Insalata  30 g  50 g

Le possibili carenze che vanno evitate

Le, carenze più comuni che possono verificarsi sono quelle per: vitamina D, ferro, calcio. Se viene condotto uno svezzamento privo di alimenti di origine animale è possibile anche una carenza di vitamina B12. Questa va supplementata nel caso di svezzamento privo di alimenti di origine animale. 

Utile la supplementazione in vitamina D in tutti i bambini, vista l’endemica carenza nella popolazione legata soprattutto alla scarsa esposizione solare.

Ferro e calcio sono presenti in forma ottimamente biodisponibile nel latte materno. Sono anche contenuti in quantità adeguate nelle formule lattee per l’infanzia. L’introduzione di un latte carente in ferro e troppo ricco di proteine – come il latte vaccino – va valutata con grande attenzione. Va certamente evitata prima dei 12 mesi e in caso di una dieta non equilibrata, sentito il parere del Pediatra, anche successivamente.

Una carenza cronica, evidente soprattutto dopo i 24 mesi di vita, e comune alla gran parte dei bambini europei è la scarsa assunzione di alimenti vegetali (frutta e verdura) con possibile carenza di fibra, minerali e vitamine idrosolubili. Il ruolo positivo svolto dalla fibra alimentare è ben noto. L’incremento del consumo di frutta e verdura è una necessità da soddisfare mantenendo le buone abitudini apprese nell’infanzia.

I possibili eccessi

Il problema nutrizionale più comune nella nostra popolazione è la sovralimentazione. Così diffusa in questi ultimi decenni da aver causato un drammatico aumento del sovrappeso e dell’obesità anche nei bambini. Molti bambini anche piccoli mangiano male e di più di quanto dovrebbero. E, in media, si muovono poco, troppo poco. I ridotti fabbisogni legati alla sedentarietà comportano aumento di peso anche se gli apporti non sono eccessivi. A volte sono somministrate ai bambini calorie in eccesso in modo del tutto inconsapevole. Magari attraverso bevande zuccherate o dolcetti o semplicemente con porzioni un po’ generose.

Le proteine sono il nutriente più comunemente assunto in eccesso rispetto a quanto raccomandato. Le proteine derivano dalla carne, dal pesce, dal latte di mucca e dai formaggi.
Nei primi due anni di vita è fondamentale non introdurre un eccesso di proteine. Solo una volta al giorno usare proteine contenute nella carne (non dimenticandosi il pesce) per il resto legumi e formaggi non grassi. 

L’eccessiva quantità di proteine nel lattante e nel bambino della prima infanzia è una delle cause dell’obesità. L’eccesso di proteine fa aumentare l’insulina, un ormone chiamato insulin like growth factor-1 (IGF-1) e il numero di preadipociti. Gettando le basi dell’obesità nelle età successive.

Il rischio di assumere troppe proteine è veramente elevato. Legato principalmente ad una dieta ricca in alimenti di origine animale. Il latte di crescita, ad esempio, avendo un contenuto proteico di circa la metà rispetto al latte vaccino, può contribuire a contenere l’apporto proteico dopo l’anno di vita nel piccolo che non assume più latte materno.

Il sale. Troppo sale favorisce la comparsa di ipertensione. Il sale viene spesso aggiunto nella preparazione e/o cottura di molti cibi o direttamente in tavola. E’ quindi molto facile superare la quantità raccomandata anche nei bambini.

Altro eccesso è dato dagli zuccheri semplici. Questi dovrebbero essere contenuti in una percentuale non superiore al 15% delle calorie totali assunte nella giornata.  Vanno contenuti al massimo tutti gli alimenti e le bevande da adulto prodotte industrialmente. Contengono troppo zucchero, grassi cattivi, sale. Questo vale sia per dolci, caramelle, biscotti, merendine. Ma anche per cracker, grissini, focacce, pizzette.

La cottura

La cottura può determinare, se non si sceglie la tecnica giusta, effetti negativi come la formazione di sostanze nocive e la distruzione o la dispersione di sostanze nutritive.

A vapore. È la cottura ideale per verdure, frutta carne e pesce. Perché ne salvaguarda al meglio il patrimonio nutrizionale. Anche gli aromi subiscono perdite molto basse a vantaggio del gusto. La cottura “al piatto” va invece evitata. La carne cotta con questa tecnica, ad esempio, non raggiunge la temperatura sufficiente ad eliminare alcuni microorganismi come il Toxoplasma.

Bollitura. Gli alimenti lessati perdono parte dei loro nutrienti (soprattutto vitamine e sali minerali) che passano nel brodo di cottura. La carne, il pesce, le verdure, vanno cotti in acqua bollente. È meglio utilizzare una pentola a pressione perché si raggiungono più rapidamente temperature elevate. Riducendosi i tempi di cottura, si riduce anche la dispersione di nutrienti. Se la cottura non è ben fatta, oltre ai nutrienti, si perde anche sapore.

Al forno. È una cottura consigliabile sia dal punto di vista nutrizionale, per la limitata perdita di sostanze nutritive, sia per il gusto. Ottima per la cottura al cartoccio del pesce e per la doratura di alimenti impanati senza l’uso di grassi.

Pentola antiaderente. È da utilizzare poiché permette una cottura con pochi grassi. Eliminate però senza remore le pentole che presentano rigature o scalfitture da cui possono staccarsi sostanze pericolose per la salute.

Forno a microonde. Il valore nutrizionale degli alimenti cotti a microonde è lo stesso della cottura al forno o al vapore. È importante verificare la temperatura dei cibi prima di consumarli. Perché il contenitore può risultare freddo mentre l’alimento è bollente. Inoltre bisogna controllare che il cibo sia cotto in modo uniforme (rischio microbiologico nelle parti non ben cotte). Non cuocete cibi come le uova, le castagne, le mele che, protetti da un involucro naturale, potrebbero esplodere con gravi conseguenze al momento di mangiarli. Per ovviare a questo rischio, è sufficiente forarli prima di cuocerli.

Alla griglia. Consente di cuocere gli alimenti senza l’uso di grassi di cottura, in particolare la carne cuocendo perde quasi completamente il suo grasso. Dovete però evitare che si bruci o si carbonizzi perché in questo modo si formano sostanze dannose per la salute. Inoltre, per motivi igienici, prestate attenzione che il cibo sia ben cotto anche all’interno. Sconsigliata.

Frittura. È il metodo di cottura più gradito ai bambini che amano gli alimenti croccanti, ma apporta anche molte calorie. Inoltre quando l’olio, scaldandosi, raggiunge il “punto di fumo” produce sostanze tossiche. Per friggere è da preferire l’olio d’oliva extravergine, in alternativa l’olio di arachide, ma non quello di mais, girasole e vinacciolo. È importante non “far fumare” l’olio di frittura e non riutilizzarlo. La frittura va concessa raramente. Un’ottima alternativa è la doratura al forno.

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