Fermenti lattici: quando e come servono

Fermenti lattici: quali e quando servono

Sarebbe più corretto parlare non di fermenti lattici ma di probiotici.

Infatti i fermenti lattici sono un gruppo di microrganismi capaci di metabolizzare il lattosio, lo zucchero più abbondante del latte. Sono solo una parte di batteri che vengono chiamati probiotici.

I fermenti lattici, meglio probiotici, sono diventati i grandi protagonisti delle nostre farmacie domestiche.
Un argomento in cui occorre mettere dei paletti e dei punti fissi.

In alcuni casi vengono visti come come una sorta di panacea per tutti i mali. Sono i batteri buoni che assunti con una bustina potrebbero risolvere svariati problemi.

In realtà la grande scoperta che ha caratterizzato la medicina negli ultimi decenni è la messa a fuoco della presenza e dell’importanza del microbiota.

Cioè dell’insieme di batteri, virus, funghi che convivono con il nostro organismo a livello di tutte le superfici mucose a contatto con l’esterno: apparato gastrointestinale, respiratorio, urogenitale e la pelle.

Grande importanza viene giustamente attribuita al microbiota dell’intestino (detto anche flora batterica intestinale).

Qui, più che nelle altre superfici mucose, il microbiota interagisce con con gli alimenti e con il sistema immunitario con ripercussioni sulla salute del nostro organismo.

Sappiamo poi che un’alterazione del complicato equilibrio tra microrganismi del microbiota è spesso associata a numerose malattie. La rottura di questo equilibrio prende il nome di disbiosi.

Da queste premesse nasce l’idea di poter manipolare il microbiota per correggere o prevenire la disbiosi. Attraverso l’assunzione di batteri “buoni”, i fermenti lattici.

Va detto che le conoscenze sulla funzione del microbiota sono in continuo aumento. Siamo però ancora lontani dal capire esattamente come intervenire in maniera efficace sul microbiota.

I numerosissimi studi sui probiotici hanno permesso di individuare alcune specie di batteri “buoni”. Di verificarne l’efficacia in alcune condizioni patologiche, non certo come cura, ma come ausilio alla terapia della malattia.

Infatti se provate a digitare la parola “probiotici” in un motore di ricerca per le pubblicazioni scientifiche, in pochi secondi sarete sommersi da una valanga di oltre 15 mila studi che spaziano fra gli argomenti più vari.

Per non parlare poi delle riviste non scientifiche.

Cenni storici

Circa un secolo fa, Elie Metchnikoff ipotizzo che i fermenti lattici potessero conferire benefici salutari in grado di favorire la longevità.

Egli suggerì che “l’auto intossicazione intestinale” e il conseguente invecchiamento potessero essere eliminati modificando il microbiota intestinale. Sostituendo i microbi cattivi come il Clostridium con microbi buoni.

Realizzò una dieta a base di latte fermentato con il batterio che lui stesso chiamò “Bacillo bulgaro”.

Queste brillanti intuizioni contengono i concetti fondamentali poi approfonditi dalla scienza.

Il termine “probiotici” e stato introdotto per la prima volta nel 1965 da Lilly e Stillwell. Contrariamente agli antibiotici, i probiotici erano definiti fattori derivati da microbi che stimolano la crescita di altri organismi.

Nel 1989, Roy Fuller enfatizzo il requisito di vitalità dei probiotici e introdusse l’idea che essi hanno un effetto benefico sulla nostra salute.

Definizione di probiotici

La definizione di probiotici o fermenti lattici, oggi internazionalmente accettata è quella elaborata da un gruppo di esperti delle due agenzie dell’Organizzazione delle nazioni unite per l’alimentazione (Fao) e per la sanità (Oms).

Sono microrganismi vivi che, ingeriti in adeguate quantità (attraverso alimenti appositamente arricchiti o sotto forma di integratori), sono in grado di esercitare funzioni benefiche per l’organismo

Quali sono

La letteratura scientifica descrive via via un numero sempre maggiore di microrganismi che possono essere considerati probiotici.

Al momento la maggior parte dei ceppi batterici con dimostrata efficacia e sicurezza d’uso appartiene ai generi Lactobacillus e Bifidobacterium. Sono usati anche alcuni ceppi di Escherichia coli e lieviti del genere Saccaromyces.

È stato inoltre dimostrato che singoli ceppi batterici (popolazioni di batteri appartenenti alla medesima specie ma dotate di minime differenze tra loro) hanno specifiche caratteristiche.

Che per ogni tipo di microrganismo la quantità da somministrare per ottenerne effetti benefici varia considerevolmente a seconda dei ceppi.

Per questo motivo gli integratori contenenti fermenti lattici devono riportare, per ogni tipo di microrganismo presente, il nome del genere e della specie. Il codice che identifica il ceppo di appartenenza.

Per esempio Lactobacillus rhamnosus GG, Bifidobacterium animalis DN 173 010 eccetera. Dovrebbe essere riportata la concentrazione di microrganismi che devono rimanere vivi fino al termine di conservazione del prodotto.

Normalmente  la concentrazione è espressa in CFU  (Unità Formanti Colonie) per millilitro o per dose.

Va sottolineato che gli alimenti arricchiti con fermenti (che non ne riportano le concentrazioni) non sempre contengono un numero di microrganismi sufficiente a garantire l’efficacia.

Lo yogurt

Lo yogurt “classico”, pur avendo qualità nutrizionali molto positive, non può essere considerato un vero probiotico. Perché il Lactobacillus bulgaricus e lo Streptococcus thermophilus, i due batteri che lo caratterizzano per legge, non sono di origine intestinale.

Ciò significa che non sono sempre in grado di superare indenni la barriera acida di difesa dello stomaco e dei sali biliari. Per questo motivo, i fermenti dello yogurt riescono a giungere vivi nell’intestino solo in piccole quantità.

Soprattutto, non sembrano capaci di modificare la qualità dei batteri presenti in quest’organo. Una capacità che si riconosce allo yogurt, invece, è la possibilità di essere consumato anche dalle persone intolleranti al lattosio.

Sicurezza d’uso

I microrganismi utilizzati come fermenti lattici devono possedere una serie di requisiti di efficacia e sicurezza:


  • avere un’origine umana ed essere di sicuro impiego nell’uomo
  • non essere portatori di antibiotico-resistenze acquisite e/o trasmissibili
  • essere resistenti all’aggressione dei succhi gastrici e della bile e quindi in grado di sopravvivere anche nell’ambiente acido dello stomaco, per poi passare nell’intestino
  • aderire fermamente alla mucosa, colonizzarla e restare vitali a livello intestinale in quantità tale da giustificare gli eventuali effetti benefici osservati in studi di efficacia
  • essere identificati per quanto riguarda il ceppo e la concentrazione di batteri vivi
  • essere ben definiti per quanto riguarda la dose efficace e le indicazioni terapeutiche, che devono essere supportate da evidenze scientifiche

Per quanto concerne la sicurezza, una lista di specie batteriche qualificate presuntivamente come sicure è stata stilata dall’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa).

Come agiscono i fermenti lattici

Sono diversi i meccanismi attraverso cui i probiotici possono avere effetti benefici sulla salute:


  • Sappiamo che i batteri “buoni” sono in grado di interagire con le cellule che rivestono l’intestino (cellule epiteliali intestinali) stimolandole a produrre sostanze protettive
  • Possono intervenire sulle capacità di queste cellule nel produrre sostanze antinfiammatorie
  • Possono interagire con il sistema immunitario presente al di sotto di queste cellule, Il sistema immunitario dell’intestino. Vi sono evidenze che possano rafforzare il funzionamento del  sistema immunitario attraverso il rafforzamento di alcune cellule dell’immunità come i macrofagi. Aumentano la produzione di IgA secretorie, anticorpi molto importanti nel difendere l’intestino
  • Possono partecipare alla regolazione della proliferazione cellulare e della morte cellulare programmata, apoptosi. Fenomeni molto importante nelle infiammazioni e nella formazione di tumori
  • Hanno un’azione competitiva nei confronti dei batteri cattivi. Cioè gli sottraggono il cibo rendendoli deboli e più innocui
  • Eliminano le sostanze nocive (tossine, radicali liberi) presenti nel lume intestinale

Tutti questi risultati dipendono, come accennato, dal tipo di batterio buono che viene utilizzato e dalla quantità che ne viene somministrata. diversa a seconda dei vari batteri buoni.

In quali condizioni possono funzionare

Vediamo ora per quali malattie e condizioni ci sono studi sufficienti per dire che i probiotici funzionano.

Diarrea acuta o gastroenterite

E’ stato dimostrato che diversi ceppi di probiotici che includono L. reuteri ATCC 55730, L. rhamnosus GG, L. casei DN-114 001, e Saccharomyces cerevisiae (boulardii), sono utili per ridurre la severità e la durata della diarrea acuta infettiva nei bambini.

La somministrazione orale dei probiotici riduce di circa 1 giorno la durata della gastroenterite nei bambini.

I risultati degli studi sulla gastroenterite virale sono più convincenti di quelli sulle infezioni batteriche o parassitarie. I meccanismi di azione sono specifiche per ogni ceppo.

E’ stata provata l’efficacia di alcuni ceppi di lattobacilli (per esempio Lactobacillus casei GG e Lactobacillus reuteri ATCC 55730) e del Saccharomyces boulardii.

Le linee guida pubblicate nel 2014 dalla società europea di gastroenterologia pediatrica insieme alla società europea di malattie infettive ne suggerisce l’uso accanto agli altri accorgimenti terapeutici.

Diarrea associata agli antibiotici

Una Cochrane del 2014 ha evidenziato che tra i vari fermenti lattici usati il Lactobacillus rhamnosus o Saccharomyces boulardii da 5 a 40 miliardi di cellule vive al giorno si dimostrano efficaci nel ridurre la diarrea da antibiotici.

Una revisione sistematica del 2013 su pazienti ospedalizzati ha dimostrato l’efficacia dei probiotici nel ridurre il rischio di diarrea associata ad antibiotici e Clostridium difficile.

Una revisione sistematica recente del 2016 ha dimostrato l’effetto protettivo dei probiotici nella diarrea associata ad antibiotici in età pediatrica.

Le revisioni sistematiche sono studi che analizzano i risultati di tutti le pubblicazioni pubblicate fino a quel momento.

Eradicazione dell’helicobacter pylori

L’Helicobacter pylori è il battere che a livello dello stomaco può determinare gastrite ed ulcere.

Una valutazione delle letteratura esistente pubblicata nel 2016 ha dimostrato che l’uso di probiotici può favorire l’eradicazione di questo battere. Con anche una riduzione degli effetti collaterali della terapia eradicante.

Sindrome dell’intestino irritabile

Nel bambino la revisione dei lavori sull’efficacia del trattamento di alcune forme di sindrome dell’intestino irritabile con probiotici ne sottolinea l’utilità. Revisione pubblicata nel 2016.

Diabete di tipo due

Una importante analisi degli studi a disposizione pubblicata nel 2016 ha evidenziato il possibile ruolo dei probiotici associato alla cura del diabete mellito di tipo 2.
Diabete: tutto quello che devi sapere

Infezioni delle vie aeree

L’analisi dei lavori sull’uso dei probiotici nella prevenzione delle infezioni delle vie aeree in età pediatrica pubblicato nel 2016 ha evidenziato un ruolo positivo del loro utilizzo.

Infezioni delle vie urinarie

l’analisi degli studi finora pubblicati ha evidenziato un ruolo importante nell’uso di probiotici come prevenzione delle infezioni del tratto urogenitale della donna. Revisione pubblicata nel 2016. Per infezioni del tratto urogenitale si intendono cistiti e vaginiti.

Dermatite atopica

L’analisi degli studi sull’uso di probiotici nella cura e nella prevenzione della dermatite atopica del bambino ha dato esiti molto positivi. L’analisi degli studi è stata pubblicata nel 2016.

Rinite allergica

Una analisi degli studi in cui si utilizzano probiotici per la cura della rinite allergica ha evidenziato un loro possibile ruolo complementare in associazione alle terapie classiche. Lo studio è stato pubblicato nel 2015.

Abbiamo citato gli studi pubblicati negli ultimi anni.

Cosa abbiamo imparato

Da alcuni anni abbiamo importanti e sempre più dettagliate informazioni sui microrganismi che colonizzano il nostro corpo. In modo particolare l’intestino. Sappiamo che hanno funzioni molto importanti e influenzano la nostra salute.

Non conosciamo ancora bene come influenzare la loro funzione in modo che i benefici di questi batteri buoni siano più importanti. Oppure come eliminare un’alterazione degli squilibri tra batteri buoni e cattivi (disbiosi).

Ci sono vari studi di analisi che ci dicono che in alcune malattie ben precise i fermenti lattici possono essere di ausilio alla terapia. Ogni malattia si giova, per quanto ne sappiamo, di specie e ceppi ben precisi. Ad un dosaggio ben preciso.

I probiotici non sono quindi da assumere come panacea per ogni disturbo. Necessitano della giusta prescrizione medica per le malattie in cui è dimostrato un loro ruolo positivo.

Sicuramente questa strada nel futuro ci aprirà nuovi ed importanti risultati. Fino ad allora chiediamo sempre al nostro pediatra di fiducia.

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