Ossiuri i vermi più comuni

Ossiuri: i vermi più comuni

I più comuni vermi che possono infettare i nostri bambini e non solo, sono gli ossiuri.

Si tratta della più frequente parassitosi intestinale dell’uomo.

Si localizzano nell’intestino. Le femmine, soprattutto di notte o al mattino presto, escono dall’ano e depositano migliaia di uova, che si aprono dopo 2-4 giorni.

I vermi si possono vedere nella zona anale o tra le natiche. Nelle bambine si possono trovare anche nella zona vulvare, tra le piccole e le grandi labbra.

Raramente si vedono in mezzo alle feci. Hanno l’aspetto di piccoli filamenti bianchi, sottili, della lunghezza di circa 1 cm, mobili.

Il contagio

La vita di comunità, palestre, scuole affollate favoriscono il contagio.

Ci si contagia attraverso l’ingestione delle uova. Queste vengono disperse nell’ambiente da animali domestici o da persone infette.

Toccando superfici od oggetti con la presenza di uova e portando le dite alla bocca ci si infetta.

In questo caso il prurito anale, dovuto alla presenza degli ossiuri provoca grattamento e le uova si infilano sotto le unghie delle mani del bambino e da qui si diffondono.

Segni clinici della presenza di ossiuri

Normalmente non danno seri problemi di salute e sono diffusi nel 10% dei bambini: il sintomo più comune è il prurito nella zona perianale.

Talvolta i parassiti risalgono in vagina: in questo caso il prurito è anteriore, nella zona vulvare. A volte i disturbi sono di carattere generale: irrequietezza, perdita di appetito, dolori addominali, insonnia.

Pensate a una infestazione da ossiuri quando il bimbo ha prurito anale o vulvare (se è una femmina), in genere al momento di coricarsi o al mattino, per almeno 2 giorni consecutivi.

In questo caso esaminate la zona con una pila per vedere di trovare il parassita. Nei casi dubbi il pediatra può prescrivere accertamenti specifici: scotch test.

Scotch test

In questo test si raccolgono con del nastro adesivo le uova, poi si incolla lo scotch su un vetrino che viene infine esaminato al microscopio (perché le uova non sono visibili a occhio nudo).

I campioni (almeno 3 in tre giorni diversi) devono essere raccolti dai genitori al risveglio, prima di lavare il bambino, e vanno poi consegnati al laboratorio.

Occorrente:


  • 3 vetrini da microscopio
  • un pezzetto di scotch trasparente

Come procedere:


  • preparate un vetrino ben pulito
  • tagliate un pezzo di scotch lungo 5-6 cm, divaricate le natiche del bambino, applicatelo sull’ano e lasciatelo in sede per 5-7 minuti
  • incollate il nastro adesivo sul vetrino facendolo ben aderire (bisognerebbe evitare di formare bolle d’aria)
  • lavatevi accuratamente le mani (le uova sono infettanti)
  • ripetete il procedimento per 3 mattine (preferibilmente a giorni alterni), conservando i vetrini a temperatura ambiente
  • consegnate i vetrini al laboratorio

Cosa fare in caso di infezione

La cura consiste nella somministrazione  di un farmaco, prescritto dal pediatra,  in dose unica, da ripetere dopo 15 giorni.  Per uccidere anche le larve che nel frattempo si fossero sviluppate.

Poiché è frequente l’infestazione intrafamiliare,  è utile trattare tutti i componenti della famiglia con un’unica dose da ripetere dopo 15 giorni.

Al fine di prevenire le recidive e soprattutto quando si prende il farmaco, la biancheria intima e del letto deve essere rimossa e lavata in lavatrice (a 60°C).

L’uso degli asciugamani deve essere strettamente personale fino alla seconda somministrazione del farmaco. È opportuno lavare frequentemente le mani e tagliare le unghie corte, per limitare l’accumulo sotto di esse delle uova quando il bambino si gratta.

Nonostante tutte queste misure le ricadute sono frequenti. Sia per la difficoltà di una sterilizzazione ambientale completa, sia per la possibilità di contrarre nuovamente l’infestazione, vista la sua diffusione in tutti gli ambienti.

La presenza degli ossiuri non indica condizioni igieniche scadenti da parte della famiglia

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