Meningite: un’infezione in aumento che fa paura

Meningite: un’infezione in aumento che fa paura

La meningite era una malattia quasi dimenticata. Negli ultimi anni abbiamo assistito ad un aumento dei casi sporadici. Ad un focolaio epidemico in Toscana.

Nel 2015 in Toscana sono stati notificati 57 casi di meningite da meningococco C (31 nel 2015, 26 nel 2016), responsabili di 12 decessi (6 nel 2015, 6 nel 2016).

In Toscana ci siamo trovati di fronte ad un focolaio epidemico.

Vale a dire che c’è un aumento dei casi nel tempo che sicuramente ci preoccupa, perché è molto di più rispetto al normale, però è ancora delimitato nello spazio.

Che cos’è la meningite

La meningite è una malattia infettiva che provoca l’infiammazione delle membrane di rivestimento che avvolgono il cervello e il midollo spinale: dette per l’appunto meningi.

L’infiammazione di tali membrane si ripercuote sul cervello portando a gravi sintomi neurologici che possono portare alla morte. Oppure a postumi gravi come sordità, ritardo mentale, paralisi motorie, epilessia.

La meningite può essere provocata sia da batteri sia da virus. Quella più grave è di origine batterica.

Dovuta principalmente a tre germi: haemophilus influenzae di tipo B, pneumococco, meningococco. Tra questi il più temibile è il meningococco (A, B, C, Y, W135).

Le forme di meningite dovute a virus sono generalmente a decorso benigno.

In alcuni casi (meno gravi) può essere provocata anche da alcuni farmaci.

Le meningi

Le meningi sono membrane che consistono soprattutto di tessuto connettivo e che avvolgono l’encefalo e il midollo spinale.

L’encefalo è circondato da tre membrane (vedi immagine):


  • dura madre
  • aracnoide
  • pia madre

La dura madre è una membrana robusta, trasparente, stesa all’interno della scatola cranica e ad essa aderente in modo più o meno rigido.

La membrana mediana, o aracnoide, è ricca di vasi sanguigni.

La pia madre è una membrana estremamente fine e ricchissima di vasi sanguigni. Essa si stende direttamente sul tessuto cerebrale aderendo strettamente alla sua superficie anche nei solchi più profondi. Essa contiene anche i vasi che alimentano il tessuto cerebrale.

Lo spazio tra la membrana aracnoide e la pia madre è chiamato spazio subaracnoideo. Contiene fluido cerebrospinale, insieme a un gran numero di vasi sanguigni.

In che modo si forma la meningite  

Il meningococco e l’haemophilus influenzae possono essere commensali delle vie aeree e del faringee di alcuni individui. Senza provocare in quelle sedi alcun processo infiammatorio.

Un battere commensale vive nel nostro corpo traendo da esso benefici e non determinando alcun danno.

In condizioni ambientali particolari e/o in caso di particolare sensibilità del soggetto, questi batteri possono trovare terreno fertile per diffondersi.

Non è ben noto attraverso quali vie i batteri giungano alle meningi, forse attraverso vasi linfatici o attraverso l’etmoide, osso della regione nasale.

Il batterio può venire dall’ambiente esterno e raggiungere le meningi passando dal naso o dall’orecchio. Oppure può arrivare alle meningi attraverso il sistema circolatorio.

Un’altro fattore patogenico è uno stato di infiammazione dovuto a lesione traumatica della scatola cranica. In seguito al quale i microrganismi penetrano nelle meningi attraverso la ferita aperta.

Se durante una meningite, il batterio passa dal sistema nervoso centrale  al sangue e si diffonde nei tessuti, si ha una sepsi. Infezione diffusa che può risultare fatale.

I soggetti affetti da meningite possono contagiare altre persone. Anche se questo avviene con una certa difficoltà.

Il contagio è per via aerea, purché il contatto sia molto ravvicinato. Per questo motivo ha senso avviare la profilassi antibiotica nei confronti di chi ha condiviso la stanza con una persona che si scopre infetta. Mentre la procedura è meno indicata per chi ha condiviso lo spazio in un mezzo pubblico, nella sala di un ristorante, in spiaggia o nel corso di un concerto in piazza.

I sintomi

Nella prima fase della malattia, ovvero nelle prime sette-dieci ore, i sintomi sono quelli di una normale influenza.

Dopo dieci ore le manifestazioni cominciano a caratterizzarsi: mal di testa molto intenso, rigidità del collo e febbre elevata.

La rigidità del collo è legata all’irrigidimento dei muscoli nucali dovuta all’irritazione delle membrane meningee.

Ci può essere nausea e vomito.

Nell’ultima fase, tra le venti e le 36 ore, si presentano i sintomi gravi e tipici della meningite: diminuzione dello stato di coscienza, con senso di torpore oppure perdita di conoscenza. Battito cardiaco rallentato, convulsioni, macchie sul corpo.

Il meningococco è responsabile di un alto tasso di meningiti ad esordio cosiddetto fulminante. In questa forma sono spesso presenti a livello della pelle piccole macchioline, rosso vinaccia dovute ad alterazioni gravi della coagulazione. in questo caso si parla di  sindrome di Waterhouse-Friedrichsen.

Nel 10% dei casi la malattia può esitare in morte. Dopo la guarigione sono frequenti postumi gravi come sordità, paralisi, ritardo psicomotorio.

Sintomi nel bambino

I sintomi sono assai variabili, possono dipendere dall’età del bambino, a volte insorgono molto rapidamente ma comunque sono generalmente molto gravi e riconoscibili come tali dai genitori.

Nel lattante possono essere presenti irritabilità, nervosismo implacabile, sonnolenza profusa, convulsioni mentre può essere assente la febbre elevata. Nel lattante i sintomi sono più sfumati e possono apparire meno gravi della realtà.

I sintomi caratteristici, che di solito mancano nei neonati e nei primi mesi di vita, rendendo così più difficile la diagnosi, sono la febbre elevata o moderata, il mal di testa, il vomito, una grave debolezza, rigidità del collo e del dorso. Per cui il bambino non riesce a toccarsi lo sterno con il mento tenendo la bocca chiusa né riesce a stare seduto sul letto senza appoggiarsi sulle braccia tenute dietro la schiena.

I sintomi poso essere soprattutto nel neonato molto aspecifici: irritabilità, pianto, gonfiore addominale.

Nei casi più gravi sono presenti anche crisi convulsive.

Diagnosi

In molti casi i sintomi permettono di fare la diagnosi o di orientare chiaramente i sospetti.

La certezza diagnostica viene raggiunta mediante analisi di una piccola quantità di liquido cerebrospinale prelevato tramite puntura lombare (chiamata rachicentesi). Grazie a questa si può valutare visivamente il liquido cefalo rachidiano. Nei casi di meningite batterica è giallo.

Si può valutare la composizione del liquido cefalorachidiano. Soprattutto coltivarlo per individuare il microrganismo coinvolto. In caso di un battere si testano gli antibiotici a cui è sensibile.

Terapia della meningite

La cura prevede il ricovero in una struttura ospedaliera per ricevere la somministrazione di antibiotici, in grado di arrestare la progressione della malattia.

La terapia deve essere iniziata il prima possibile. Quanto più è precoce è il trattamento, tanto maggiori sono le probabilità che abbia successo e che la malattia guarisca senza esiti.

Si utilizzano antibiotici somministrati per via endovenosa ad ampio spettro d’azione. Cioè in grado di uccidere una grande varietà di batteri.

A questi possono essere aggiunti cortisonici in grado di ridurre l’infiammazione delle meningi. Oltre ad analgesici che attenuano i sintomi dell’infezione. È anche necessario reidratare il paziente soprattutto se la meningite provoca una febbre elevata.

Decorso e complicanze

Il decorso della malattia è estremamente variabile ed è grandemente influenzato dalla terapia.

La letalità della malattia è molto elevata in soggetti molto giovani e molto anziani. Nei neonati mediamente il valore si aggira attorno al 20-30% dei casi di meningite batterica. Già durante l’adolescenza questa scende drasticamente al 2% per poi crescere nuovamente al 19-37% negli adulti.

Il rischio di morte però non è solamente influenzato dall’età del soggetto, ma anche dalla natura del battere che causa la meningite.

Soprattutto nei bambini numerose possono essere le disabilità a carico del sistema nervoso dovute all’infezione. Epilessia, sordità e disturbi irreversibili dell’apprendimento sono riportati in circa il 15% dei soggetti sopravvissuti.

Negli adulti la prognosi è positiva nel 66% dei casi in cui si registra assenza o disturbi di lieve entità. La sordità viene riportata nel 14% dei casi, i disturbi cognitivi nel 10%.

La meningite si può prevenire?

L’unica misura veramente sicura ed efficace per la prevenzione della meningite è la vaccinazione.

Haemophilus influenzae di tipo B

In Italia il Piano Nazionale Vaccini, senza costi per l’utente, prevede la vaccinazione nei confronti dell’haemophilus influenzae di tipo B. Il vaccino è entrato in uso in Italia nel 1995, attualmente è tra le vaccinazioni raccomandate per i bambini di età inferiore ai 5 anni.

E’ un vaccino inattivato, costituito da una frazione del batterio coniugata con una proteina. E’ un vaccino ad efficacia elevata, ha permesso di ridurre notevolmente l’incidenza della malattia nei paesi che lo hanno adottato in larga scala.

Tale vaccino è disponibile in forma monovalente o in forma combinata con altri vaccini (ad esempio nei vaccini pentavalente ed esavalente). La presenza di tale vaccino nelle forme combinate ne ha permesso una diffusione maggiore e in corrispondenza si è potuto registrare una drastica diminuzione dell’incidenza della meningite da Hib.

Pneumococco

Il vaccino contro il pneumococco viene raccomandato in tre somministrazioni sempre nel primo anno di vita.

Lo pneumococco appartiene ad una famiglia di batteri con numerosi sottotipi. I vaccini disponibili contengono una parte dei sottotipi esistenti: tuttavia i sottotipi presenti sono responsabili della quasi totalità dei casi di meningite e setticemia da pneumococco.

Sono disponibili due vaccini antipneumococcici:


  • vaccino polisaccaridico 7-valente coniugato: efficace per la prevenzione della meningite, sepsi e polmonite nel bambino di età inferiore ai 24 mesi
  • vaccino polisaccaridico 23-valente: efficace per la prevenzione della meningite e delle forme respiratorie nei soggetti di età superiore ai 24 mesi

Al momento tale vaccinazione è raccomandata per alcune categorie a rischio di infezione grave come soggetti affetti da anemia falciforme e talassemia, diabete, broncopenumopatie croniche, insufficienza renale, immunodeficienze congenite, mancanza di milza.

Si discute se considerare a rischio anche i bambini introdotti all’Asilo Nido o in altre collettività

Meningococco

Per il meningococco esistono due tipi di vaccini.

Quello contro il meningococco B e quello contro il meningococco C.

Il vaccino antimeningococco tipo C è un vaccino inattivato costituito da una frazione del batterio coniugata con una proteina vettrice. In Italia tale vaccino è stato messo in commercio nell’aprile 2002.

Al momento il vaccino è raccomandato per i soggetti a rischio, affetti da deficit immunitario oppure per limitare le epidemie come in Toscana.

Il vaccino contro il meningococco B è stato autorizzato solo nel 2013, per questo non era incluso nel piano vaccinale 2012-2014. E’ presente nel nuovo Piano nazionale vaccini 2016-2018. Al momento in alcune regioni è a pagamento, mentre in altre è offerto gratuitamente.

Il vaccino protegge contro quasi il 90 per cento dei ceppi di meningococco B e si può fare a partire dai 2 mesi. Anche in concomitanza con gli altri vaccini previsti nei primi anni di età.

Il numero di dosi da somministrare varia a seconda dell’età in cui si comincia la somministrazione. Non si hanno ancora dati certi sulla durata della protezione, pertanto in futuro potrebbe essere necessario introdurre un’ulteriore dose in età prescolare.

Chi completa l’iter delle vaccinazioni, risulta protetto contro il novanta per cento delle forme letali della malattia. Non esistono vaccini contro le forme di meningite virale.

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