Il disturbo o sindrome da deficit di attenzione e iperattività è in crescita. Sindrome da deficit di attenzione e iperattività Ha un pesante impatto sulla qualità di vita di chi ne soffre. Gli argomenti del post [Mostra] E’ denominata anche ADHD, cioè: Attention Deficit Hyperactivity Disorder. Questo disturbo è stato descritto per la prima volta nel 1902 da George Still. E’ abbastanza studiata e conosciuta nell’età infantile. Poco nell’adulto. Nella stragrande maggioranza dei bambini con sindrome da deficit di attenzione e iperattività questa condizione persiste anche nell’età adulta. Molte volte con un’attenuazione dei sintomi ma spesso associandosi ad altre malattie psichiatriche. Senza un adeguato supporto le persone che ne sono affette hanno spesso importanti difficoltà scolastiche e di relazione. Raggiungono un basso livello di studi. Da adulti se non trattati presentano difficoltà lavorative e relazionali. Cambiano frequentemente lavoro, partner e amicizie. Sono spesso vittime di traumi e incidenti stradali, hanno più frequentemente problemi matrimoniali (separazioni, divorzi) e legali. Con una diagnosi precoce si possono invece avere degli ottimi risultati. Risultati che permettono a questi bambini di avere una vita soddisfacente e ricca di soddisfazioni. LA FREQUENZA La sindrome da deficit di attenzione e iperattività è tutt’altro che infrequente. Si stima che colpisca tra il 5-7% dei bambini e adolescenti e che nell’età adulta interessi il 4-5% della popolazione. Sono stime per difetto. Infatti sia in età pediatrica ma soprattutto nell’adulto molte persone non ricevono la diagnosi e di conseguenza non possono curarsi adeguatamente. E’ più frequenti nei maschi che nelle femmine, con un rapporto di 3:1. L’età di insorgenza è molto precoce. Si fa, di solito, diagnosi tra i 6 anni e i 12. Sono in crescita anche le diagnosi nell’adulto. COS’È LA SINDROME DA DEFICIT DI ATTENZIONE E IPERATTIVITÀ L’ADHD è un disturbo dello sviluppo neurologico complesso. Ha una base di predisposizione genetica e fattori ambientali che possono favorire la manifestazione. Generalmente i fattori ambientali favoriscono la manifestazione e il peggioramento dei sintomi. Dopo la diagnosi infatti moltissimi fattori ambientali che circondano il bambino vengono modificati in modo da attenuare i sintomi o farli regredire. Rendendo l’ambiente adatto a questi bambini. La sindrome da deficit di attenzione e iperattività è caratterizzato da: incapacità a mantenere livelli di attenzione prolungata iperattività e/o impulsività inadeguati rispetto all’età del bambino La mancanza di attenzione (o facile distraibilità) si manifesta soprattutto come scarsa cura per i dettagli ed incapacità a portare a termine le azioni intraprese. I bambini appaiono costantemente distratti come se avessero sempre altro in mente. Evitano di svolgere attività che richiedano attenzione per i particolari o abilità organizzative. Perdono frequentemente oggetti significativi o dimenticano attività importanti. L’impulsività si manifesta come difficoltà ad organizzare azioni complesse. Con la tendenza al cambiamento rapido da un’attività ad un’altra e difficoltà ad aspettare il proprio turno in situazioni di gioco e/o di gruppo. Tale impulsività è generalmente associata ad iperattività. Questi bambini vengono descritti “come mossi da un motorino”. Hanno difficoltà a rispettare le regole, i tempi e gli spazi dei coetanei, a scuola trovano spesso difficile anche rimanere seduti. Presentano una costante irrequietezza. Questo a lungo andare compromette le capacità mentali e di relazione del bambino, impedendogli una vita normale. SOCIALIZZAZIONE Hanno grossi problemi di socializzazione. Spesso questi bambini mostrano poche abilità nel capire le norme di convivenza sociale. Hanno scarsa capacità di comunicazione ed interazione con gli altri. Questo determina una significativa interferenza nella qualità delle relazioni tra questi bambini ed il mondo che li circonda. LA SITUAZIONE DI NORMALITÀ Tutti i bambini possono presentare, in determinate situazioni, uno o più dei comportamenti tipici della sindrome da deficit di attenzione e iperattività. Qualsiasi bambino (e la gran parte degli adulti) tende a distrarsi ed a commettere errori durante attività prolungate e ripetitive. Ha momenti in cui non riesce a mantenere l’attenzione. Momenti di impulsività esagerati. Oppure in alcuni giorni può essere iperattivo senza concludere nulla. Questi atteggiamenti vengono però controllati spontaneamente. Non alterano le capacità del bambino di svolgere la sua vita normale. Di imparare, studiare, giocare, socializzare con tutte le figure che incontra. Nella sindrome da deficit di attenzione e iperattività questi atteggiamenti non sono occasionali ma rappresentano la normalità quotidiana del comportamento del bambino. Questa modalità di comportamento è presenta in tutti i contesti: casa, scuola, ambienti di gioco. Nella gran parte delle situazioni: lezioni, compiti a casa, gioco con i genitori e con i coetanei, a tavola, davanti al televisore, etc. Finiscono per costituire la caratteristica costante del bambino. In questo modo compromettono le capacità di socializzare e di imparare. Non permettono al bambino di manifestare le sue capacità. Soprattutto non vengono apprese le capacità di pianificazione ed esecuzione di procedure complesse. Cioè quelle che sono chiamate funzioni esecutive. PERCHÈ SI SVILUPPA LA SINDROME DA DEFICIT DI ATTENZIONE E IPERATTIVITÀ Specifiche regioni del cervello hanno la funzione di modulare i singoli aspetti dell’attenzione. Permettono la scelta tra i diversi possibili comportamenti o attività mentali in risposta a ciò che accade intorno a noi. Coordinano determinati comportamenti o attività e ne inibiscono altri. La capacità di inibire alcune risposte motorie ed emotive agli stimoli esterni è necessaria al fine di permettere e portare a termine qualsiasi compito. Si chiama autocontrollo. Durante lo sviluppo, la maggior parte dei bambini matura la capacità ad impegnarsi in attività mentali che li aiutino a non distrarsi, a ricordare gli obiettivi ed a compiere i passi necessari per raggiungerli. Questo percorso e queste capacità sono alterate in chi soffre di ADHD. Probabilmente vi è un difetto nelle capacità di inibizione delle risposte impulsive. Nella regolazione delle funzioni esecutive è specificamente coinvolta la corteccia prefrontale che risulta anatomicamente e funzionalmente collegata con i nuclei della base. Nei bambini con ADHD questi distretti risultano essere più piccoli ed ipofunzionanti. Sono stati inoltre riportati deficit di dopamina, noradrenalina e serotonina. Dopamina: la sostanza che regola il piacere Noradrenalina e catecolamine Serotonina: l’ormone della felicità L’incapacità di rimanere attenti e di controllare gli impulsi fa sì che, spesso, i bambini con ADHD abbiano una minore resa scolastica e sviluppino con maggiore difficoltà le proprie abilità cognitive. SONO FATTI COSÌ La cosa importante da capire è che i bambini con questa condizione non si comportano così perché sono cattivi o stupidi, ne hanno una ritardo mentale. Hanno semplicemente una tendenza del sistema nervoso centrale a svilupparsi in modo diverso rispetto alle persone considerate normali. E’ una forma di neurodiversità. Spesso sono emarginati dai compagni di scuola. Hanno rapporti difficoltosi con i coetanei. Sono continuamente rimproverati dai genitori, dagli insegnanti. Questa loro condizione di continua inadeguatezza li fa soffrire molto. Non riescono ad affrontare il mondo e le regole che li circondano. Questo fa sì che questi bambini sviluppino un senso di demoralizzazione e di ansia, che accentua ulteriormente le loro difficoltà. Sviluppano una bassa autostima e la sensazione di non essere capaci di fare quello che fanno gli altri. Come accennato tutti questi sintomi non sono legati al fatto che sono cattivi. Sono legati a come è fatto e si sviluppa il loro sistema nervoso, il loro cervello. Che ha un difetto nell’autocontrollo e nella capacità di pianificazione. RICONOSCERE LA SINDROME DA DEFICIT DI ATTENZIONE E IPERATTIVITÀ Nei bambini fino all’età dei 3 anni possono solo comparire sintomi che ci suggeriscono di seguire con maggiore attenzione il bambino. Come: variazioni temperamentali, disturbi della regolazione e limitato adattamento sociale in occasione dell’interazione genitore/bambino. Anche in età prescolare dai 3 ai 5 anni è difficile riconoscere la sindrome. Molti bambini presentano una marcata iperattività, crisi di rabbia, un gioco prevalentemente motorio e litigiosità. Ma la maggior parte di questi non svilupperanno un ADHD. La presenza di ridotta intensità e durata del gioco, irrequietezza motoria, tendenza alla provocazione e all’opposizione, aggressività, problemi di adattamento sociale ci deve suggerire di valutare con attenzione l’evoluzione del comportamento del bambino. È durante la scuola elementare (età 6-12 anni) che avviene più frequentemente la prima diagnosi. In questa età si manifesta, nella maggior parte dei casi, il quando classico della sindrome. Se la sindrome non viene riconosciuta e seguita da un adeguato intervento, questo quadro maladattivo tenderà a persistere in adolescenza. Nell’adolescenza ritroveremo prestazioni scolastiche inferiori rispetto alle proprie potenzialità (“Potrebbe dare di più”). Si può attenuare l’iperattività motoria, sostituita da una maggiore inquietudine interna. Persistono le difficoltà di attenzione, di pianificazione e di organizzazione. La instabilità nelle relazioni sociali. Spesso il ragazzo cerca di difendersi con la ricerca di sensazioni e condotte pericolose. Sono frequenti problemi emotivi e presenza di comorbidità come ansia, depressione, abuso di sostanze. Spesso permane iper impulsività, disadattamento sociale e difficoltà familiari. Se la sindrome da deficit di attenzione e iperattività non viene diagnosticata e trattata anche nell’adolescenza con l’aumentare dell’età si assiste all’aumento delle difficoltà a causa delle comorbidità che, complicando il quadro clinico. COMORBIDITÀ Un punto molto importante da sottolineare è che con il passare degli anni si associano a questa sindrome altri disturbi. La sindrome da deficit di attenzione e iperattività nel 50%-87% degli individui può presentarsi associato con un altro disturbo psichiatrico, nel 33% con due o più disturbi. Nel corso del loro sviluppo le persone che soffrono di ADHD possono manifestare disturbi del comportamento (disturbo della condotta e disturbo oppositivo-provocatorio), disturbi di ansia e dell’umore. Disturbi dell’apprendimento, bassa autostima, depressione, personalità antisociale, problemi di condotta e difficoltà antisociali, uso/abuso di droghe e/o alcool. L’ADULTO Nel 90% dei bambini affetti da ADHD i sintomi permangono in qualche maniera anche in età adulta. Il quadro sintomatologico nell’adulto tende, però, a modificarsi. La disattenzione nell’adulto si manifesta con: facile distraibilità disorganizzazione e incapacità nella gestione del tempo (sono i classici “ritardatari cronici”) tendenza ad annoiarsi facilmente, incapacità nell’organizzazione del tempo L’iperattività si esprime attraverso: una eccessiva irrequietezza un’incapacità di restare seduti a lungo la scelta di lavori che richiedono un grande dispendio energetico la programmazione di un eccessivo numero di impegni L’impulsività si trasforma in: instabilità delle relazioni, sia personali sia lavorative incapacità di modulare la rabbia e impazienza Tipicamente questi adulti agiscono senza riflettere e sono costantemente alla ricerca di emozioni forti. Questa instabilità sul piano relazionale porta ad un aumentato tasso di divorzi e ad avere difficoltà nel ruolo genitoriale. Alcuni adulti con sindrome da deficit di attenzione e iperattività sono invece estremamente rigidi, stacanovisti e perfezionisti in maniera patologica. Sono frequenti i problemi alla guida e scarso rendimento sul piano lavorativo. Questi soggetti tendono ad essere più frequentemente licenziati. COME SI FA LA DIAGNOSI La diagnosi di sindrome di deficit dell’attenzione e iperattività è essenzialmente clinica. Si basa sull’osservazione del bambino o dell’adolescente e sulla raccolta di informazioni fornite da genitori, insegnanti, educatori. Esistono tests neuropsicologici, questionari per genitori ed insegnanti. Le scale di valutazione sono utili per misurare la severità del disturbo e seguirne nel tempo l’andamento. Spesso sono cruciali per individuare eventuali patologie associate. COME SI CURA LA SINDROME DA DEFICIT DI ATTENZIONE E IPERATTIVITÀ Come accennato prima questi bambini sono così. Hanno un sviluppo del cervello particolare, diverso dagli altri bambini. Necessitano quindi di educare le persone che li circondano a capire le loro caratteristiche e a comportarsi in modo da evitare che peggiorano. Il trattamento perché sia efficace deve accompagnare il bambino durante tutta la sua crescita. L’obiettivo è rendere il bambino consapevole delle proprie difficoltà e aiutarlo nell’acquisizione di una maggiore autoregolazione. La terapia di questa sindrome si basa su un approccio che combina interventi psicosociali con terapie mediche. In Europa le linee guida cliniche raccomandano un primo intervento basato su rigorosi ed intensi approcci psicosociali. INTERVENTI PSICOSOCIALI L’approccio psicosociale o psicoeducativo è costituito da un varietà di interventi che hanno come obiettivo quello di modificare l’ambiente fisico e sociale del bambino al fine di modificarne il comportamento. Le modificazioni sono realizzate istruendo genitori e gli insegnanti su specifiche tecniche di comportamento. Tecniche di ricompensa per i comportamenti desiderati (rinforzo positivo) o di punizione/perdita di privilegi per il mancato raggiungimento degli obiettivi desiderati. L’applicazione ripetuta di tali premi e punizioni può modificare progressivamente il comportamento. Nel breve termine gli interventi comportamentali possono migliorare le abilità sociali, le capacità di apprendimento. Spesso anche i comportamenti disturbanti. Generalmente risultano però meno utili nel ridurre i sintomi cardine dell’ADHD quali inattenzione, iperattività o impulsività. EDUCAZIONE DEI GENITORI Purtroppo, l’amore genitoriale non è in grado da solo di affrontare tutte le problematiche prodotte dall’ADHD. Senza opportuni supporti e strategie i genitori non riescono a modificare i comportamenti disfunzionali del figlio affetto dal disturbo. Devono quindi sottoporsi ad programma di educazione. E’ inizialmente composto da 8-12 sessioni settimanali di un gruppo di genitori con un terapista specificamente formato. Il programma delle sessioni è finalizzato al miglioramento della comprensione da parte dei genitori delle caratteristiche del bambino con ADHD. All’insegnamento di abilità che permettano di gestire e migliorare le difficoltà che tali caratteristiche comportano. I programmi offrono tecniche specifiche per guidare il bambino, rinforzare i comportamenti sociali positivi e diminuire o eliminare quelli inappropriati. L’educazione dei genitori è in grado di migliorare in maniera significativa il funzionamento globale dei bambini e adolescenti con ADHD. EDUCAZIONE DEGLI INSEGNANTI Il coinvolgimento degli insegnanti fa parte integrante ed essenziale di un percorso terapeutico per il trattamento del bambino con ADHD. La scuola è solitamente l’ambiente in cui maggiormente si manifestano i comportamenti disfunzionali della sindrome. L’iperattività, l’impulsività e la disattenzione compromettono la capacità del bambino di rispettare le regole della classe. Di raggiungere risultati scolastici apprezzabili e coerenti con le proprie potenzialità intellettive. Il l’educazione degli insegnanti è un intervento che deve essere svolto in concomitanza l’educazione dei genitori. LE TERAPIE FARMACOLOGICHE L’intervento farmacologico è particolarmente efficace nel controllare i sintomi cardine dell’ADHD. Difficoltà dell’attenzione, impulsività ed iperattività sono gestibili mediante la terapia farmacologica, che si dimostra efficace in circa l’80- 90% dei casi. Vengono utilizzati farmaci psicostimolanti. Il principale è il metilfenidato. Gli effetti collaterali degli psicostimolanti, e del metilfenidato in particolare, sono in genere modesti e facilmente gestibili. I più comuni sono diminuzione di appetito, insonnia e mal di stomaco. EQUIVOCI FREQUENTI Lo spettro sintomatologico nei pazienti affetti dalla sindrome da deficit di attenzione e iperattività è molto ampio e vario. Nessun paziente è uguale all’altro. Le sfumature della sintomatologia possono essere molto importanti. Dobbiamo tutti sfatare alcuni equivoci che accompagnano questa malattia. Infatti non è vero che: Il bambino e l’adulto con con ADHD non riesce a prestare attenzione a nulla Il bambino e l’adulto con con ADHD è sempre oppositivo Il bambino e l’adulto con con ADHD è maleducati L’ADHD scompare con l’età COSA ABBIAMO IMPARATO La sindrome da deficit di attenzione d iperattività è un disturbo dello sviluppo neurologico in cui si intersecano una predisposizione genetica e fattori ambientali. I bambini con questa condizione non presentano deficit di attenzione, iperattività e impulsività perché sono cattivi o stupidi, ne hanno una ritardo mentale. Hanno semplicemente una tendenza del sistema nervoso centrale a svilupparsi in modo diverso rispetto alle persone considerate normali. E’ una forma di neurodiversità. Se non si fa la diagnosi ed una adeguata terapia per tempo i soggetti caratterizzati da questo sviluppo neurologico particolare possono andare incontro ad una qualità di vita molto problematica. Non riescono infatti a mettere a frutto le proprie potenzialità sia a scuola, nel lavoro, nella vita sociale a causa dei comportamenti caratteristici della sindrome. Della continua ansia e stress che li accompagna. Fatta la diagnosi un approccio caratterizzato dall’uso di terapia cognitivo comportamentali, programmi educativi e in alcuni casi farmaci possono permettere a queste persone di avere una vita normale. Ricca di gioie e anche di successi.

Il laringospasmo: cos’è e come affrontarlo

Il laringospasmo è un evento frequente in età pediatrica. Si presenta generalmente fra i 6 mesi e i 3 anni, con una punta annuale d’incidenza nel secondo anno di vita. Tuttavia si osservano casi dai 3 mesi di età all’adolescenza. Più raro nell’adulto in cui l’infiammazione della laringe si manifesta soprattutto con abbassamento delle voce e sintomi influenzali.

Sintomi caratteristici del laringospasmo

I sintomi cominciano classicamente all’improvviso. Per lo più durante la notte.

Sono caratterizzati da:

  • tosse abbaiante di timbro canino, secca
  • stridore inspiratorio
  • voce rauca e alterazioni del timbro della voce
  • difficoltà respiratoria (di tipo inspiratorio)

Può essere presente febbre, rinite, dolore alla gola. La difficoltà respiratoria determina spesso evidente depressione del giugulo e della fossetta epigastrica. Se la forma è importante sono presenti anche rientramenti della parete toracica. Un ulteriore restringimento può portare a movimenti scordinati della parete toracica e dei muscoli addominali. Si può arrivare ad un senso di soffocamento importante.

Questi sintomi tipici sono spesso preceduti da sintomi del tutto aspecifici, a carico delle vie aeree superiori. Con la comparsa nelle 24 a 48 ore prima di rinite, tosse e stanchezza. Nella maggior parte dei casi i sintomi sono di breve durata. Per cui circa il 60% dei bambini guarisce dalla tosse abbaiante entro 48 ore. Tuttavia altri bambini, meno numerosi, hanno sintomi per più di una settimana.

Laringospasmo: cause

Il laringospasmo è causato da un’infezione virale. Principalmente dovuta ai virus parainfluenzali 1 e 3. Altri virus in gioco sono il virus influenzale, l’adenovirus, il virus respiratorio sinciziale e il metapneumovirus.

Il virus colpisce il laringe causando un’edema della mucosa. Cioè la parete della laringe si gonfia. La laringe stessa si riduce di diametro. L’aria fa fatica ad entrare. Questo causa i sintomi tipici.

E’ una malattia che passa senza lasciare danni. Va però conosciuta la sua sintomatologia perché spesso il bambino si spaventa per il senso di mancanza d’aria. I genitori devono mantenere la calma e sapere cosa fare.

Come comportarsi

Di fronte ai sintomi di un laringospasmo si genera il panico in famiglia. E’ necessario però tenere i nervi saldi. Ed agire subito.

La prima cura è l’umidità. Quindi dovete portare il bambino in bagno e aprire i rubinetti dell’acqua calda, avendo cura di chiudere bene porte e finestre. Lasciando il tempo all’umidità di agire per almeno mezz’ora. Avvicinate il piccolo al vapore che, nel frattempo si sarà sprigionato saturando l’ambiente e fatelo aspirare. Di solito nel giro di pochi minuti la sua respirazione tornerà normale.

Anche uno o più aerosol sono un’ottima soluzione. Basta usare acqua fisiologica che umidifica le vie aeree superiori e riduce l’infiammazione.

Solo dopo aver messo in campo questi accorgimenti se la sintomatologia non migliora bisogna rivolgersi al pronto soccorso pediatrico.

Un ottimo accorgimento preventivo può essere quello di dotare la stanza del vostro bambino di un umidificatore. L’aria troppo secca e asciutta, infatti potrebbe disturbare la respirazione del piccolo. A maggior ragione se è soggetto a infezioni delle vie aeree.

Forme rare e pericolose di laringospasmo

I sintomi del laringospasmo possono avere anche altre cause:

  • Epiglottide
  • Tracheite batterica
  • Aspirazione di corpo estraneo
  • Ascesso retrofaringeo
  • Ascesso peritonsillare
  • Edema angioneurotico
  • Reazione allergica
  • Difterite laringea

Tra questi l’epiglottite è la causa più pericolosa. Oggi la diagnosi di epiglottide acuta, un’infiammazione dell’epiglottide e di altre strutture vicine, è molto rara. Questo grazie alla vaccinazione obbligatoria contro Haemophylus influenzae tipo b, estesa a tutti i nuovi nati con tre dosi. Questo battere era il principale responsabile delle forme di epiglottite. I sintomi dell’epiglottite sono però molto più aggressivi della normale laringite.

Le principali manifestazioni dell’epriglottite sono: l’inizio improvviso con febbre alta, la grave disfagia, lo stato di ansia e la tendenza a stare seduto con la testa estesa, insieme alla tosse che non ha i caratteri della tosse abbaiante della classica laringite. Anche la difterite (altra causa di grave laringite) è scomparsa grazie alla vaccinazione.

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