Se il bambino non mangia

Se il bambino non mangia

Il mio bambino non mangia. È la principale preoccupazione dei genitori e delle mamme in particolare. Spesso in ansia per la scarsa crescita del proprio bambino. Oppure perché non termina, come faceva prima, il suo piattino di pappa o il biberon. La cosa importante è verificare se si tratta di un vero o di un falso problema.

Falsa inappetenza

Nel secondo anno di vita il bambino cresce meno. Quindi in proporzione mangia meno. I genitori devono accettare serenamente questo cambiamento. I bambini sono molto meno legati alle nostre convenzioni ed abitudini. Tipo: bisogna mangiare sempre il primo e il secondo. Mangia di più ti fa stare bene. Seguono i loro bisogni molto più spontaneamente di noi adulti. Avvertono le esigenze del loro corpo molto meglio di noi.

Non dobbiamo quindi adottare atteggiamenti controproducenti del tipo “lo costringo per il suo bene”. Con il pericolo di far odiare al bambino il momento del pasto. Oppure “purché mangi, gli do quello che vuole” con il rischio di provocare squilibri nutrizionali. Inoltre, si finisce per considerare inappetente il bambino solo perché non mangia la quantità di cibo stabilita per lui da noi. Se il pediatra conferma che la crescita di vostro figlio è regolare dobbiamo stare tranquilli. Evitare di far diventare la tavola un terreno di scontro e il cibo un’arma di ricatto.

Inutile sforzalo a mangiare controvoglia

Forzare un bambino a mangiare è sempre controproducente. Può servire solo a innescare un cattivo rapporto con il cibo. Può indirizzare verso situazioni pericolose. In cui la sola vista del cibo può scatenare sensazioni di nausea e rifiuto. Trasformando così un falso problema in un disturbo vero e proprio.

Non trasformate il cibo in un premio: “se mangi la carne poi ti do una caramella”. In questo modo confermate la convinzione che la carne non è buona mentre la caramella sì.

Ma anche, non trasformate il cibo in un castigo: “se non mangi non vedi i cartoni in televisione”. Rischiate di fargli vivere con ansia il momento del pasto. Non riproponete dopo mezz’ora un pasto rifiutato in precedenza. Se continua a mangiare irregolarmente avrà sempre meno appetito al pasto successivo. Se non mangia una pappa non preparatene subito un’altra, ma saltate al pasto successivo. Convincetevi che anche saltare un intero pranzo non è dannoso per il bambino. Anzi, arriverà con più appetito alla cena.

Anche un bambino in buona salute non sempre ha lo stesso appetito: come per noi adulti. L’appetito può variare da un pasto all’altro, soprattutto se si ha mangiato più del necessario, o da un giorno all’altro. Non lasciatevi ricattare. Se vostro figlio si rende conto che non mangiando ottiene ciò che vuole e che voi siete disposti a tutto pur di vederlo mangiare, abuserà del proprio potere. Ogni pasto diventerà un “mercanteggiamento”. Per accontentarvi il bambino può rassegnarsi a mangiare anche senza appetito. Vostro figlio vi farà effettivamente felice, ma a lungo andare il mangiare al di sopra delle proprie esigenze lo porterà al sovrappeso e all’obesità, rendendolo poi infelice. Ne vale la pena?

Vera inappetenza

Se è vero che il calo di appetito è un evento fisiologico da rispettare, è anche vero che non dobbiamo trascurare l’evenienza che possa essere l’espressione di uno stato di malessere. Come capirlo?

Verificate se sono presenti disturbi come febbre, tosse, diarrea. Controllate se sta mettendo dei denti. Soprattutto molari e canini, dotati di cuspidi aguzze, per cui la masticazione può essere fastidiosa. È normale che questi disturbi riducano l’appetito. Perché l’organismo utilizza per guarire più in fretta le energie che dovrebbe spendere per la digestione dei cibi.
È dunque assolutamente inopportuno forzarlo a mangiare. Anche quando sarà guarito non costringetelo troppo presto a terminare il suo piatto. Ci vuole infatti pazienza perché il piccolo recuperi le forze e la voglia di mangiare. Se queste tappe vengono rispettate con naturalezza, l’appetito ritornerà presto.

Tuttavia se il rifiuto del cibo è persistente. Se il bambino è svogliato e stanco. Se registrate un calo di peso, non esitate a chiedere consiglio al vostro pediatra di fiducia.

La masticazione

“Il mio bambino di due anni mangia solo alimenti tritati e non vuole masticare”. La masticazione è ovviamente condizionata dalla presenza e dal numero dei dentini. A 2 anni un bambino è sicuramente in grado di masticare. È quindi importante stimolare questa funzione che rappresenta anche una tappa della crescita. Molti bambini sono abitudinari e pigri. Per questo faticano a rinunciare ad alimenti morbidi e di facile assimilazione. Rispetto ad altri che richiedono un lavoro di masticazione. Per abituarlo è importante portarlo a tavola con i genitori e proporgli pezzettini di frutta o di altri alimenti, mentre vengono consumati dal resto della famiglia.

Rifiuto del latte

“La mia bambina di 18 mesi non vuole più bere latte, né con il biberon né dalla tazza: come fare?”. Può capitare che improvvisamente i bambini rifiutino con decisione un alimento che avevano sempre mangiato con piacere. È frequente che questo rifiuto sia proprio riferito al latte. Latte e latticini sono tuttavia ancora importanti nella dieta. Sono la principale fonte di calcio necessario per la crescita di ossa e denti. Il latte può essere proposto in vari modi: tradizionalmente con i biscotti al mattino, magari “sporcato” con cacao o orzo per mascherare il sapore del latte. Le alternative sono yogurt, frullati di latte e frutta, budini, creme dessert o gelati contenenti latte. Se il bambino rifiuta queste proposte, è possibile passare a ricette “salate” che prevedono il latte come ingrediente base. Besciamella con una pasta cotta al forno, polenta cotta nel latte, gnocchi alla romana, purè. Tutte le proposte che si possono trovare in un buon libro di cucina. Possono essere proposti anche i formaggi stagionati tal quali. Come per esempio il parmigiano o il grana. Sono un’ottima fonte di calcio. Oppure come ingredienti di ricette salate o dolci, per esempio una torta di ricotta. In sostanza l’impegno quotidiano è di proporre almeno un pasto al giorno con latte o latticini. Sia come ricetta dolce che salata. È consigliabile parlare con il proprio pediatra per un’eventuale integrazione di calcio, se il bambino rifiuta qualsiasi alimento latteo.

Non scoraggiarsi

“La mia bimba di 20 mesi vuole solo il biberon con latte e biscotti rifiutandosi di mangiare qualsiasi cosa sia a pranzo che a cena. Mangia solo se le propongo il latte.” È una bambina che va educata al sapore di nuovi cibi e alla masticazione. Non bisogna scoraggiarsi ai primi rifiuti. Il metodo più efficace è quello di riproporre un nuovo alimento in continuazione e con pazienza. Molti studi dimostrano che a questa età possono essere necessari almeno dieci tentativi prima che i bambini prendano confidenza e lo accettino. Inoltre è molto importante l’esempio e l’imitazione. Infatti il bambino accoglie più facilmente un cibo quando vede che è mangiato con regolarità dai suoi genitori.

Fa i capricci e non vuole la carne

“Il mio bambino di 16 mesi da qualche tempo fa molti capricci quando si mette a tavola. Rifiuta la carne che ha sempre mangiato e se lo costringo sputa tutto piangendo.”
A questa età, in coincidenza con lo sviluppo della personalità, può capitare che il bambino manifesti con decisione le sue preferenze di gusto. Costringerlo a mangiare è controproducente. Perché può far nascere una decisa avversione per quell’alimento. Con risvolti negativi che si protraggono nel tempo. La carne può essere proposta in diverse versioni: nel ragù, in polpettine croccanti cotte al forno, per esempio. Oppure o sostituita vantaggiosamente dal pesce. L’importante è non trasformare il momento del pasto in una lotta di potere tra genitore e figlio.

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