Arriva la crisi di rabbia tutti i consigli

Arriva la crisi di rabbia: tutti i consigli

Arriva l’attacco di rabbia. Il vostro angioletto inizia a dare in escandescenza.

Per le ragioni più svariate e ‘pittoresche’, talvolta misteriose e incomprensibili, dal punto di vista dell’adulto.

Il vostro angioletto si trasforma all’improvviso in una creatura che urla e strepita.

Piange, protesta e si oppone strenuamente, con tutte le sue forze, a ogni tentativo dei genitori di calmarlo.

Questo succede dopo i due anni e spesso per tutto il periodo prescolare.

I genitori sono sorpresi, perplessi. Fanno fatica perché non si immaginano la rabbia di un piccolo che per due anni o più è stato un tesoro e ora si butta per terra e non accetta nessun confini, nessun limite.

Quando iniziano le prime scene, l’atteggiamento del bimbo, spesso, risulta molto difficile da accettare per l’adulto.

Tanto che c’è chi afferma di non riconoscere più il pargolo che è diventato un piccolo mostro.

Vi sentite impotenti di fronte a queste sfuriate. Disorientati.

Perché avete la sensazione che né la dolcezza, né il pugno duro riescono a contenere la rabbia. Siete assaliti da mille interrogativi e sensi di colpa.

Vi chiedete: adesso come mi devo comportare?

Spesso siete presi dal panico se l’attacco di rabbia si manifesta in pubblico, o anche a casa.

Che fare?

Rabbia e crescita

Certo, non è facile per l’adulto affrontare al meglio l’espressione di un’emozione così forte.

Dovete però stare calmi e sapere che questa rabbia è una manifestazione del tutto normale.

E’ una tappa importante nella della crescita di ogni bimbo.

Dovete essere consapevoli che la burrasca può scoppiare, in modo inaspettato, in qualsiasi luogo e per mille cause diverse.

Una torre di mattoncini che crolla, il peluche scomparso, un ‘no’ del genitore.

Anche se vi sentite spiazzati di fronte al figlio che piange disperato e scalpita, tuttavia non c’è motivo di preoccuparsi.

È un segnale positivo, il vostro bimbo sta crescendo e scopre il proprio io. Impara chi è e cosa vuole.

Ma per farlo, si trova in uno stato di continua lotta, fa fatica a decidere perché non sa bene cosa vuole davvero.

Per noi adulti, per esempio, se fa freddo, è immediato pensare di indossare una giacca pesante poiché l’abbiamo imparato.

Per un bimbo, invece, non è così facile: non ha ancora abbastanza esperienza.

Quindi, vive, spesso, un conflitto tra emozioni diverse, un’alternanza tra ‘voglio’ e ‘non-voglio’ quando, per esempio, il genitore gli dice ‘no’.

I piccoli sono i primi a spaventarsi per quel malessere che li assale: una sorta di mostro che li invade.

La rabbia produce un aumento della pressione sanguigna, l’innalzamento dei  neurotrasmettitori legati allo stress e l’abbassamento di quelli legati al piacere.

Quando un bambino è molto arrabbiato non riesce a mettersi nei panni dell’altro e, tipicamente, si sfoga fisicamente.

Questi accessi di rabbia non sono una provocazione né un attacco nei vostri confronti.

La sperimentazione passa attraverso ogni momento della vita quotidiana. La caparbietà è una caratteristica dell’infanzia, proprio perché il piccolo deve sperimentare la sua autonomia.

Come comportarsi

Quando scoppia la rabbia del vostro bambino aspettate che passi.

Mantenendo la calma perché sapete che è normale.

Non è colpa vostra e neppure del bambino che sta crescendo.

Una situazione abbastanza tipica e frequente, per esempio, è la scomparsa (una vera tragedia!) di un giocattolo a cui tiene molto in quel particolare momento. Ma anche un piccolo incidente mentre gioca (una costruzione che crolla).

Quando il bimbo diventa intrattabile, e la rabbia esplode improvvisamente, non ha senso tentare subito di calmarlo e parlargli.

Ancora peggio è alzare la voce o intimargli di smetterla.

Questo aumenta ancora di più la sua rabbia.

Dovete dargli il tempo di vivere la sua rabbia, di passarci attraverso. Di arrivare al dopo.

Dopo che si è sfogato, il vostro bimbo vi cercare spontaneamente. In questo momento, sfoga l’ira, è importante che lo rassicurate, lo coccolate.

In base all’età, si può poi discutere e spiegare cosa è successo.

E’ sbagliato far finta di nulla. Se lo ignorate equivale a dirgli: “In questi momenti tu è come se non esistessi”.

Si sentirebbe solo, incompreso e  sbagliato. Con ogni probabilità vivrebbe la prossima crisi in modo ancora più intenso, per farsi sentire a ogni costo.

Se cercate di dargli spiegazioni nel momento in cui il bimbo è preda della rabbia è fiato sprecato. In quel frangente la sua capacità di ascolto è scarsissima.

La strada giusta

La strada che dovete percorrere è quella dell’ accogliere senza farvi travolgere.

Rimanete vicino a lui e lasciate che si sfoghi. In genere, le crisi durano qualche decina di secondi, al massimo pochi minuti.

State con lui in silenzio, lasciate che la rabbia si sfoghi.

Senza cedere alle sue richieste, senza alzare la voce, semplicemente aspettando, dandogli, però l’impressione di essere ben presenti.

Se la situazione lo consente, quando percepiamo che l’ira sta sbollendo (non prima) abbracciamo il piccolo senza dire molte parole.

In quel momento lui ha soprattutto bisogno di calore e affetto, di percepire che è amato e accolto proprio quando manifesta i suoi lati meno dolci.

Coccole, abbracci e carezze

I bambini e le bambine vanno aiutati a gestire i momenti di ira. Coccole, abbracci, carezze, sorrisi e parole gentili fanno alzare i livelli di ossitocina.

Quando nell’organismo i livelli di ossitocina sono elevati si riscontrano bassi livelli di scontro e di violenza.

Questo ormone infatti contrasta lo stress e caratterizza gli stati di piacere e appagamento.

Alcuni bambini riescono infatti a calmarsi grazie a un abbraccio. Che è insieme contenimento e contatto, e permette di placare l’agitazione provocata dall’eccesso di rabbia.

Ma l’abbraccio funziona se l’adulto è calmo e il bambino non è in preda a una crisi di panico.

Molto importante in questo caso lasciare il bambino si sfoghi e poi via con coccole, abbracci, carezze, sorrisi e parole gentili.

Quando urla e scalcia

Punire un bambino arrabbiato non fa altro che innalzare i livelli di noradrenalina, l’ormone dello stress.

Rendendolo ancora più incline a urlare, battere i piedi, lanciare incautamente oggetti.

Queste manifestazioni della rabbia sono l’aspetto più difficile da gestire e il più imbarazzante se si è in luogo pubblico.

Ma il bambino che va in escandescenza non va represso. Quando prova rabbia deve scaricarla e istintivamente lo fa con il corpo.

Va piuttosto aiutato a sfogare la tensione in modo sicuro e non dannoso per sé e per gli altri.

Per esempio incoraggiandolo a saltare velocemente sul posto contando. Fare una corsa in cortile, lanciare per terra un cuscino o rifilare un colpo al materasso.

Di fronte a uno scoppio di collera, quindi, non chiedete al bambino di calmarsi. In quel momento non è in grado di farlo e comunque, probabilmente, lo farebbe infuriare ancora di più.

Ragionerete insieme a lui in un momento successivo: quando è tornata la calma.

Né tanto meno urlate: alzare la voce non fa che stimolare ancora di più la sua reazione oppositiva.

A volte morde

Per i bambini piccoli, mordere è un gesto naturale. Del resto la bocca è un mezzo per conoscere il mondo.

Ma crescendo, i morsi diventano manifestazioni legate alla frustrazione. Mordono quando si arrabbiano, perché ancora non riescono a esprimersi attraverso le parole.

Acquisita questa competenza, i morsi dovrebbero diradarsi fino a scomparire.

Anche perché se nei primi 18 mesi circa, il bambino non può rendersi conto delle conseguenze dei morsi, verso i 2 anni e sicuramente a 3 è in grado di comprendere che mordendo fa male.

Se quindi continua a utilizzare i morsi, a discapito delle parole, bisogna capire come mai lo fa e, in ogni caso, ribadire fermamente che non si morde.

Ed è necessario ripeterlo ogni volta che si ripresenta l’occasione, senza illudersi che detto una volta il divieto basti per sempre.

Non vuole mettere in ordine la camera

A volte la legittima richiesta di sistemare la cameretta può innescare la rabbia dei bambini.

Meglio non ingaggiare uno sterile braccio di ferro e non utilizzare solo punizioni.

Il copione estenuante dei richiami e delle urla da una stanza all’altra per indurlo a mettere in ordine non è molto efficace.

È più utile invece comunicare in modo pacato e chiaro cosa ci si aspetta.

Per esempio: tutti i giochi sparsi sul pavimento vanno sistemati nella cesta. Magari rendere il tutto una sfida divertente: chi sarà oggi più veloce nel raccogliere i giochi?

I compiti proprio no

A volte i compiti a casa possono diventare un vero e proprio terreno di scontro. Per evitare inutili ostilità, è utile stabilire delle routine prima e dopo lo svolgimento dei compiti.

Creare un contesto confortevole: la sua cameretta, la sala, la cucina, purché sia un luogo ben illuminato e privo di distrazioni.

Il rifiuto potrebbe essere legato a stanchezza, per una giornata particolarmente impegnativa o per l’orario.

Si può allora rassicurare il bambino che ce la farà e  incoraggiarlo. Non dovete mostrarvi per primi eccessivamente agitati o preoccupati.

E rimanendo comunque fermi sulla necessità di non tralasciare gli impegni scolastici, si può programmare qualche attività piacevole per compensare la maggiore fatica.

Se invece il non voler fare i compiti è una costante nel tempo, punire o sgridare il bambino è controproducente.

Bisogna innanzitutto cercare di capire se il rifiuto è legato al fatto che non ha effettivamente sviluppato le abilità cognitive necessarie.

Per esempio può avere un disturbo specifico dell’apprendimento o un difetto visivo. Diagnosticato il quale si può adottare la strategia più adeguata.

Oppure se dipende dal fatto che si sente insicuro, si percepisce incapace di farli da solo. Eventuali disagi emotivi si ripercuotono infatti sull’attenzione e la concentrazione, quindi sul fare serenamente i compiti.

Quel vestito non mi lo voglio

Capita che i vostri bimbi non vogliono indossare i vestiti che voi avete scelto.

A volte non si hanno le energie, al mattino, per affrontare la situazione e mettere a soqquadro i cassetti e l’armadio per sceglierne degli altri.

Nella corsa contro il tempo può essere una situazione difficile da gestire.

Allora, per evitare scenate furibonde, meglio preparare i vestiti la sera prima coinvolgendoli nella scelta tra un ventaglio di tre alternative al massimo. Perché se c’è da discutere meglio farlo la sera e non di fretta al mattino.

Continuano a litigare

I fratelli litigano. Punto. E questo non significa che non si vogliano bene. Sentimenti e comportamenti di rivalità, gelosia e ostilità vanno di pari passo all’amore, la solidarietà, l’empatia, la complicità.

Perché all’interno della relazione tra fratelli c’è spazio per tutta la gamma di sentimenti ed emozioni. Si è contemporaneamente alleati e rivali.

Non dovete prendere le parti dell’uno o dell’altro.  Ma incoraggiarli a chiarirsi e a spiegare le proprie ragioni.  

In modo che ciascuno ascolti e prenda in considerazione il punto di vista dell’altro. Dovete concedergli del tempo perché elaborino una soluzione del conflitto.

Non etichettate i bambini come rabbiosi e irascibili

Quando si verificano episodi di rabbia, non dovete etichettare i vostri figli come rabbiosi e irascibili.

Cercate di capire lo stato d’animo che si annida sotto quel comportamento. Non dovete identificare il bambino o la bambina con la sua rabbia e le sue reazioni impulsive.

Meglio non rispondere alla sua rabbia con le urla

È importante evitare di rispondere ai comportamenti negativi dettati dalla rabbia con urla, punizioni, minacce e svalutazioni. Finiscono col rinforzare la rabbia e innescano nel bambino meccanismi che amplificano una percezione negativa di sé.

Non lasciatelo solo quando è arrabbiato

Quando un bambino è molto arrabbiato, è importante che gli stiate accanto. La vostra presenza gli comunica che lo rispetta e che comprende il suo stato d’animo.

Che accettate quell’emozione così poco piacevole. Capita però che alcuni bambini non vogliano che la mamma o il papà rimangano con loro durante una sfuriata.

E questa scelta va rispettata. Quando poi le acque si sono calmate cercate capire come mai abbiano chiesto di restare soli.

Finalmente è passata, parliamone

Passata la furia, per favorire nei bambini le capacità di ascolto di sé e delle proprie emozioni, dovete parlare con loro di quello che è successo. Di cosa ha innescato la rabbia.

La rabbia deve diventare oggetto di dialogo. Per imparare a regolare i propri stati d’animo i bambini devono capire che l’espressione della rabbia è legittima.

Che come tutte le altre emozioni non deve essere inibita, ma ascoltata e gestita.

Può essere positivo allora incoraggiarlo a identificare questa emozione in un personaggio in carne e ossa. Nella Signora Rabbia che a volte arriva e mette tutto a soqquadro, fa un grande show, ma poi va via.

In modo da rendere più facile capire che lui o lei non è la rabbia che legittimamente a volte prova e che si tratta di un fenomeno che ha una fine.

Un altro modo per parlare di rabbia è leggere insieme libri e storie che abbiano per protagonisti bambini arrabbiati. Sollecitano l’identificazione con il protagonista, con le avventure, gli inconvenienti, le peripezie e le soluzioni che prendono forma pagina dopo pagina.

E dopo la lettura si può commentare insieme e chiedere quale parte è piaciuta e quale no, e perché.

Che rabbia!

Un esempio molto bello è il libro: Che rabbia! di Mireille D’Allance.

Il protagonista è un bimbo, Roberto ha passato una bruttissima giornata. Appena arrivato a casa risponde male al papà e non vuole mangiare gli spinaci. Che rabbia!

Ma quando la Rabbia si materializza, Roberto comprende quanto può essere dannosa.

Questo libro per bambini sulla rabbia può aiutare non solo i più piccoli a gestire questa emozione complicata e forte, ma anche mamma e papà a capire come comportarsi durante gli scatti di rabbia dei più piccoli di casa.

Età di lettura consigliata: dai 3 anni.

Cosa abbiamo imparato

Le crisi di rabbia nei bambini sono normali. Anzi necessari per un’adeguata crescita emotiva.

Il bambino non c’è la con voi. Non dovete sentirvi in colpa. Sta imparando a gestire le sue emozioni e questo richiede tempo per lui.

La cosa migliore è lasciare che la rabbia si sfoghi, stando vicini al vostro bambino. Senza sgridarlo o punirlo. Passata la bufera rassicuratelo con coccole, abbracci. A seconda dell’età parlategli di quello che è successo.

Non serve a nulla dargliela vinta solo per evitare gli episodi di rabbia. Non mettere nessun limite per evitare che vada in escandescenza. Il bambino non imparerà a gestire le sue emozioni e la cosa si ripeterà sempre in modo più violento.

Non dovete farne un dramma è del tutto normale. Lasciate che si sfoghi.

Il vostro bambino crescerà acquisendo le capacità di gestire i conflitti e le sue emozioni.

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